Crescere
ai tempi della crisi. Diventare adulti, autonomi, in uno dei periodi più
difficili della storia del nostro Paese. Di quello che la politica e le
istituzioni possono fare per rispondere ai giovani abbiamo parlato sabato 13 aprile al Real Collegio di Lucca, in un incontro del ricco calendario del Festival del
Volontariato organizzato dal CNV, a cui ho preso parte insieme a ricercatori,
amministratori locali, rappresentanti delle associazioni.
Deve
essere chiaro a tutti che offrire opportunità e prospettive ai giovani è un
impegno inderogabile per chi vuole far ripartire l’Italia.
Istruzione
e lavoro sono punti cardine: restituire dignità a scuola, università e ricerca
dopo anni di tagli indiscriminati rappresenta un investimento che non possiamo
permetterci di rimandare. Dalla carenza dei docenti di sostegno fino alla
complessa situazione dell’edilizia scolastica, passando per le condizioni degli
insegnanti che troppo spesso devono far fronte a carenze di ogni genere, è
l’ora di voltare pagina. Ma formare al meglio le nuove generazioni non basta,
se non si è in grado di offrire loro un’occupazione che le metta in condizione
di costruire il proprio avvenire nel nostro Paese. I dati della disoccupazione
giovanile, che volano a livelli record, dimostrano che in questo momento ciò
non accade. E allora bisogna fare presto: lavorare insieme, a tutti i livelli
istituzionali, è il primo passo. Unire le forze per costruire nuove politiche
pubbliche in grado di sostenere i giovani nel cammino verso l’autonomia,
valorizzandone le competenze nell’interesse di tutta l’Italia è essenziale. Nel
nostro territorio si sta provando a dare risposte: offrendo spazi di
aggregazione e sviluppando progetti come GiovaniSì, si sono fatti passi avanti.
Gli enti locali e la Regione non devono essere lasciati soli in questo impegno:
serve il sostegno dello Stato centrale e serve la capacità di immaginare un
altro modo di costruire il futuro, non solo per gli individui, ma per la
comunità. Perché se non crediamo nel futuro non abbiamo più speranza e se
pensiamo di farcela ognuno per sé, abbiamo già perso.