21 ottobre 2011

DIARIO DI BORDO - 21 ottobre

La crisi imperversa, lo scenario internazionale ribolle e il governo è impegnato a testa bassa nel tentativo di cambiare l’articolo 41 della Costituzione. Obiettivo delle grandi manovre dell’esecutivo è cancellare la nozione di “utilità sociale” dell’impresa, alla ricerca di un alibi e di un diversivo per accattivarsi le simpatie di una classe imprenditoriale che però chiede oggi tutt’altro che lo stravolgimento del pensiero dei padri costituenti. Nel frattempo, anche per questa settimana, son riusciti a dribblare ogni vera decisione su quello che servirebbe realmente al Paese: misure serie e risorse per far ripartire la nostra economia puntando sulla ricerca, realizzando le infrastrutture indispensabili alla competitività, incentivando chi fa impresa in modo innovativo e responsabile. In due anni abbiamo perso mezzo milione di posti di lavoro, ma il governo sembra non accorgersene: ancora una volta il varo del decreto sviluppo è stato rimandato. E l’approccio è chiaro: l’idea di Berlusconi per affrontare questa crisi epocale è “inventarsi qualcosa”.

D’altronde è difficile aspettarsi qualcosa di più da una maggioranza che solo la scorsa settimana è stata protagonista di uno scivolone storico e da un esecutivo che per l’ennesima volta ha riacchiappato la fiducia per i capelli.

12 ottobre 2011

Il ko del governo

Un ko storico, quello incassato dal Governo ieri. La bocciatura dell’articolo 1 del rendiconto di bilancio, praticamente il punto di partenza per l’intera manovra, è arrivata nel pomeriggio a Montecitorio: nonostante la presenza di Berlusconi in Aula, i voti favorevoli sono stati solo 290, uno in meno del necessario all’approvazione. E l’ira del premier, prima pietrificato, poi in rapida ritirata dall’emiciclo, non è sfuggita a nessuno. Come a nessuno è sfuggito che a votare l’articolo non c’era Tremonti, artefice del provvedimento finanziario e da giorni protagonista di uno scenario di palpabile tensione nel centrodestra, alimentato a suon di battute poi rimangiate. E che sulla votazione di ieri pomeriggio ha chiaramente pesato l’esito non proprio felice del colloquio tra il presidente del Consiglio e il frondista Scajola. Le crepe della maggioranza erano evidenti da tempo, ma il risultato di ieri rappresenta una concretizzazione plastica, consumata sulla pelle del Paese, della schizofrenia di una coalizione incapace di lavorare a provvedimenti efficaci.

07 ottobre 2011

DIARIO DI BORDO - 7 ottobre

Morire di lavoro, morire al lavoro. Morire da ragazze, anche bambine, travolte da un crollo ‘improvviso’, che purtroppo, almeno da quello che trapela finora dagli accertamenti, ha invece tutto il sapore di un dramma annunciato. La tragedia di Barletta, quattro operaie morte, insieme alla figlia del proprietario del laboratorio, sotto le macerie della palazzina in cui si trovavano per lavorare a 4 euro l’ora in nero, in locali inadeguati, ha segnato duramente questa settimana. Una “sciagura inaccettabile” ha detto il presidente della Repubblica, che chiede accertamenti rigorosi sulle responsabilità e invita a mantenere alta la guardia sulla sicurezza nei luoghi di lavoro e nelle case. Una sciagura che mi sembra la terribile sintesi di un aspetto dell’Italia, segnato dalla speculazione, dalla burocrazia lenta e distratta, dallo sfruttamento, che non siamo ancora riusciti a sconfiggere. Cancellare questo sfregio, tornando a dare dignità e sicurezza a chi lavora, è una priorità indiscutibile per una nazione che voglia potersi dire civile.