La crisi imperversa, lo scenario internazionale ribolle e il governo è impegnato a testa bassa nel tentativo di cambiare l’articolo 41 della Costituzione. Obiettivo delle grandi manovre dell’esecutivo è cancellare la nozione di “utilità sociale” dell’impresa, alla ricerca di un alibi e di un diversivo per accattivarsi le simpatie di una classe imprenditoriale che però chiede oggi tutt’altro che lo stravolgimento del pensiero dei padri costituenti. Nel frattempo, anche per questa settimana, son riusciti a dribblare ogni vera decisione su quello che servirebbe realmente al Paese: misure serie e risorse per far ripartire la nostra economia puntando sulla ricerca, realizzando le infrastrutture indispensabili alla competitività, incentivando chi fa impresa in modo innovativo e responsabile. In due anni abbiamo perso mezzo milione di posti di lavoro, ma il governo sembra non accorgersene: ancora una volta il varo del decreto sviluppo è stato rimandato. E l’approccio è chiaro: l’idea di Berlusconi per affrontare questa crisi epocale è “inventarsi qualcosa”.
D’altronde è difficile aspettarsi qualcosa di più da una maggioranza che solo la scorsa settimana è stata protagonista di uno scivolone storico e da un esecutivo che per l’ennesima volta ha riacchiappato la fiducia per i capelli.