07 ottobre 2011

DIARIO DI BORDO - 7 ottobre

Morire di lavoro, morire al lavoro. Morire da ragazze, anche bambine, travolte da un crollo ‘improvviso’, che purtroppo, almeno da quello che trapela finora dagli accertamenti, ha invece tutto il sapore di un dramma annunciato. La tragedia di Barletta, quattro operaie morte, insieme alla figlia del proprietario del laboratorio, sotto le macerie della palazzina in cui si trovavano per lavorare a 4 euro l’ora in nero, in locali inadeguati, ha segnato duramente questa settimana. Una “sciagura inaccettabile” ha detto il presidente della Repubblica, che chiede accertamenti rigorosi sulle responsabilità e invita a mantenere alta la guardia sulla sicurezza nei luoghi di lavoro e nelle case. Una sciagura che mi sembra la terribile sintesi di un aspetto dell’Italia, segnato dalla speculazione, dalla burocrazia lenta e distratta, dallo sfruttamento, che non siamo ancora riusciti a sconfiggere. Cancellare questo sfregio, tornando a dare dignità e sicurezza a chi lavora, è una priorità indiscutibile per una nazione che voglia potersi dire civile.


Il nostro Paese continua ad essere in stallo. Dopo Standard and Poor’s, pure Moody’s ha tagliato il rating sul debito italiano, motivando la decisione anche con un riferimento alle incertezze politiche. Le Borse continuano a mandare segnali preoccupanti. E la tensione, come dimostra lo scontro tra Fiat e Confindustria, seguito alla decisione del Lingotto di abbandonare viale dell’Astronomia, resta altissima. È questo lo scenario in cui il Parlamento è incredibilmente tornato a discutere di intercettazioni, fornendo la inequivocabile indicazione di quali siano le vere priorità di questa maggioranza e di questo governo. In commissione Giustizia è arrivato il parere favorevole a due pesanti emendamenti del Pdl, che prevedono il carcere per i giornalisti che pubblicano intercettazioni ritenute “irrilevanti” e il divieto di pubblicazione delle intercettazioni fino a quella che viene definita l’udienza filtro. Alla Camera la maggioranza è riuscita a far respingere le pregiudiziali di costituzionalità che il Pd aveva presentato insieme all’Idv. Intanto si fa sempre più probabile il ricorso alla fiducia. Mentre come opposizione continuiamo la nostra battaglia in Aula, la piazza si è fatta sentire: cittadini, partiti, il sindacato si sono riuniti in un presidio in piazza del Pantheon a Roma, dando vita ad una mobilitazione che dimostra come il garantismo posticcio del centrodestra sia stato abbondantemente smascherato da una società che vuole essere informata e non ha intenzione di permettere che venga sferrato questo ulteriore colpo alla Costituzione e alla democrazia italiana.

A penalizzare il cammino dell’Italia verso la ripresa c’è però anche un ‘gap’ in termini di infrastrutture, che pesa sulla competitività delle nostre imprese. In commissione abbiamo votato l’allegato infrastrutture al Def. Ma ad oggi i provvedimenti licenziati dal Governo in questo ambito hanno prodotto difficoltà insormontabili alle aziende e ai lavoratori del comparto edile. I Ministri litigano sul contenuto di un Dpcm che potrebbe privare di circa 6 miliardi alcuni importanti interventi già programmati. Sembra di assistere ad un gigantesco gioco delle tre carte: grandi annunci dal Cipe (solo 2 mesi fa la propaganda sul risarcimento per il mezzogiorno dei fondi per opere essenziali) e oggi Infrastrutture e Tesoro si scontrano in merito ai tagli previsti dalla manovra. Intanto i dipendenti Anas in piazza chiedono giustamente di conoscere obiettivi e risorse per la nuova organizzazione che è stata loro imposta; il gruppo del Pd ha chiesto da mesi a Matteoli e al commissario Anas di illustrare il riordino organizzativo e le scelte concrete di investimento e gestione delle risorse che costituiscono uno degli assi portanti del sistema infrastrutturale del Paese. Mentre il silenzio e l’imbarazzo della maggioranza continuano a dilazionare gli interventi necessari, è disarmante vedere un governo che si avvita nell’incapacità di individuare soluzioni fondamentali per la ripresa, lo sviluppo e la crescita del nostro paese in uno dei settori strategici dell’economia. Il nostro appello, che è anche quello dei sindaci, delle regioni e delle imprese è di rimettere in moto i cantieri di piccole e medie opere ed impedire il fallimento di un sistema essenziale, sbloccando il patto di stabilità per gli Enti virtuosi e accelerando il vergognoso ritardo nei pagamenti per i lavori eseguiti.

In commissione, tra gli appuntamenti più importanti di questa settimana c’è stata l’audizione del Commissario europeo per il clima Connie Hedegaard, arrivata in Italia in vista della conferenza mondiale Onu. Hedegaard ha confermato l’impegno della Ue sul fronte dell’efficienza energetica, con investimenti consistenti. In questo senso vanno anche le nostre richieste al governo: continueremo a insistere affinché l’eco-bonus del 55% per la riqualificazione energetica degli edifici in scadenza alla fine del 2011 venga confermato. È una misura importante, efficace nel contrastare gli effetti della crisi nel settore dell’edilizia, contribuendo allo stesso tempo a ridurre le bollette energetiche degli italiani e le emissioni di CO2. Ma al governo chiederemo anche di predisporre senza ulteriori esitazioni i decreti attuativi relativi alla legge sulle energie rinnovabili. E vorremmo finalmente capire quali sono la posizione e le iniziative del governo sul fronte degli impegni di riduzione della CO2 ratificati a livello europeo e in che modo intende farsi carico di questi problemi e incentivare lo sviluppo e la crescita dell’occupazione in questo settore. 

Intanto, dopo una lunga impasse, si è sbloccata la situazione che vedeva vacante dalla fine di aprile un seggio alla Corte Costituzionale. Dopo diverse fumate nere, che avevano provocato non poca preoccupazione nel presidente della Repubblica, in questi giorni la Camera ha eletto Sergio Mattarella, con 572 voti.

Ultima, ma non da meno, una notizia preoccupante dal nostro territorio. L’annuncio della possibile decisione da parte del governo di chiudere 12 stazioni dei carabinieri nella nostra provincia non ha mancato di suscitare inquietudine: una scelta contraddittoria, che non solo rappresenterebbe un nuovo cedimento sul fronte della sicurezza, ma priverebbe anche i cittadini di un punto di riferimento importante. Nei prossimi giorni presenterò un’interrogazione in merito al ministro della Difesa. E chiederò chiarezza anche sulle modalità con cui verranno condotte le procedure di project financing volte alla costruzione di nuovi stabili, sull’utilizzo che verrà fatto dei fondi ricavati dalla vendita degli immobili che fanno capo al patrimonio del Ministero e sulla loro futura destinazione d’uso.



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