18 marzo 2013

Primi giorni


Di ritorno a casa dopo i primi due giorni di lavoro di questa nuova legislatura, tiro le fila delle prime impressioni.
In Parlamento dal 2001, posso dire che tra i colleghi Pd sono una veterana: per me l’effetto “primo giorno di scuola” non c'è stato. Eppure, circondata dai moltissimi volti nuovi, donne e giovani soprattutto, che come democratici abbiamo portato a Montecitorio, ho provato un’emozione forte, che si è mischiata in questo avvio delle attività alla consapevolezza della responsabilità che abbiamo di fronte in questa legislatura che si annuncia complessa: quella di rispondere rapidamente alle necessità degli italiani che da troppo tempo vivono grandi difficoltà.
L’elezione dei presidenti delle Camere è stata la prima prova che il centrosinistra ha dovuto affrontare e che ha superato con successo. Le prime tre votazioni a scheda bianca, avvertite da molti come inutili e frustranti, ci hanno in realtà permesso di ottenere due risultati: da una parte l’inizio di un lavoro di confronto aperto con le forze politiche a partire da Scelta Civica e M5S per la ricerca di un nome condiviso, dall’altra la scelta di due figure di alto profilo, quelle di Laura Boldrini e Pietro Grasso, che hanno raccolto un consenso unanime non solo a livello parlamentare. I tanti apprezzamenti per queste scelte, che ho anche ricevuto personalmente, sono davvero confortanti: dimostrano che è possibile individuare figure che rappresentando con grande prestigio i nostri valori più sentiti, quelli della solidarietà e della legalità, ci rimettono in sintonia con il nostro popolo, con il centrosinistra che vuole cambiare profondamente l’Italia per farla ripartire.
Ho votato Laura Boldrini con grande convinzione. In un tweet lanciato immediatamente dopo aver votato l’ho scritto a chiare lettere: “Chi guarda agli ultimi è mio faro nella vita e in politica. Ho votato Boldrini con questo sentimento e la speranza di un segnale vero”. Avevo un groppo alla gola per la gioia quando, mezz’ora dopo, nel suo discorso di insediamento la nostra Presidente ha pronunciato quella stessa parola, accantonata da troppo tempo: “ultimi”. Che dovranno avere voce. Che nella Camera dei Deputati, ha promesso Boldrini, troveranno luogo di cittadinanza.
Infine, devo ammettere di essere rimasta molto colpita dall’atteggiamento della maggior parte dei media, che hanno concentrato la loro attenzione sugli eletti del M5S. Eppure molte delle loro proposte, rappresentate come grandi novità, sono già realtà: dalla diretta streaming delle sedute alla disponibilità pressoché immediata dei verbali.
Nei prossimi giorni ci aspettano passaggi fondamentali: dalle consultazioni del Presidente Napolitano uscirà un quadro più chiaro della situazione che ci troveremo di fronte. Una cosa però è sicura: l’Italia ha bisogno di una svolta, fatta di lavoro e sviluppo, nel segno della legalità e della solidarietà. Per ripartire davvero e restituire speranza.

08 marzo 2013

8 marzo


Lavoro, welfare, lotta alla violenza: punti fondamentali per cambiare, da attuare con proposte concrete per mettere tutte le donne in condizione di offrire il meglio dei loro talenti e delle loro capacità alla ripartenza dell’Italia.
Quest’anno viviamo l’8 marzo in una situazione di grave difficoltà economica e di altrettanto preoccupante instabilità politica. Oggi più che mai la Giornata internazionale della donna ci ricorda che senza la forza delle donne non potremo uscire da uno stallo nocivo all’intero Paese.
Lo dicono i numeri: i paesi in cui l’occupazione femminile è più bassa, crescono meno.
È questo il caso dell’Italia, una situazione che richiede risposte efficienti. Le proposte che abbiamo avanzato, come democratiche, sono chiare: sul piano fiscale, si può intervenire con incentivi e detrazioni a sostegno dell’assunzione delle donne; il welfare, con l’estensione dei servizi di cura e degli asili e in generale orientato al sostegno della famiglia, è altrettanto fondamentale. Una legge sull’eguaglianza di genere nel mercato del lavoro e un effettivo congedo di paternità contribuirebbero senz’altro a realizzare quella parità che nel nostro Paese sembra ancora un obiettivo distante.
È necessario un profondo cambiamento culturale, essenziale per arginare un fenomeno ormai strutturale nella nostra società, quello della violenza contro le donne. I numeri (oltre 100 le donne uccise nel 2012) sono spaventosi e chiariscono con brutale immediatezza come questa violenza sia espressione di una disparità che va oltre la sfera privata e chiama in causa con forza la politica. Anche se sono stati fatti passi avanti, come la firma della Convenzione di Istanbul (l’iter per la legge di ratifica non è però stato completato), l’Italia sconta tuttora ritardi su temi importanti come prevenzione, protezione delle vittime e punizione dei colpevoli: per questo continueremo a chiedere l’istituzione di un Fondo per il contrasto alla violenza nei confronti delle donne e di un osservatorio per un monitoraggio efficace, insieme a norme precise di tutela della vittima durante le indagini e l’introduzione del carattere prioritario per i procedimenti penali per i reati sessuali. Consapevoli che il nostro Paese può tornare a crescere solo se le donne italiane saranno effettivamente sicure e libere di scegliere.