Il 25 aprile io mi sento orgogliosa e riconoscente.
Come mi sono sentita orgogliosa e riconoscente,
qualche giorno fa, quando alla Camera mi sono seduta vicino ai partigiani
invitati alle celebrazioni per i 70 anni della Liberazione.
I “padroni di casa” ha detto la presidente Laura
Boldrini.
Coloro che a noi hanno permesso di vivere in libertà,
democrazia e sicurezza, con il loro sacrificio: le fondamenta vive della
Repubblica, mi viene da dire.
La Resistenza è stata la mobilitazione diffusa
dell'impegno e della lotta alla sopraffazione, da cui è rinata l’Italia
martoriata dalla dittatura e dalla guerra: giovani e meno giovani, donne e
uomini, uniti contro il totalitarismo, il razzismo, la violenza. Decisi a
riconquistare per la propria nazione un’identità e un orgoglio proprio, grazie
ai quali abbiamo potuto tornare ad affacciarci con dignità e prestigio su una
nuova, libera scena internazionale.
Negli ultimi anni mi pare che l’abbiamo chiusa troppo nei recinti delle
liturgie istituzionali, la Resistenza: recuperarne lo spirito, una coscienza
civile che la crisi morale di questi anni ha minato radicalmente, e anche la
passione popolare, il desiderio di costruire un futuro migliore, è a mio avviso
la strada maestra per restituire al nostro Paese speranza e coraggio, per
ricostruire insieme una motivata fiducia nelle politica e nelle sue
istituzioni, per dare ai giovani l’opportunità di crescere in un’Italia equa e
capace di riconoscere meriti e talenti.
Il nostro territorio ha dato tanto alla lotta di
Liberazione: testimonianza ne sono il sangue di don Aldo Mei, il coraggio di
Fratel Arturo Paoli, il sacrificio del gruppo Valanga e il martirio degli
innocenti di Sant'Anna di Stazzema, la dignità e la forza di tante persone che
hanno detto “no” alla dittatura, che hanno rifiutato di piegarsi alla
bestialità e di accettare le persecuzioni razziali. Pochi giorni fa abbiamo
perso Elio Toaff: livornese partigiano, resistente, guida della comunità
ebraica romana per cinquant’anni, testimone sgomento di uno dei più tragici
episodi che abbiano segnato la nostra terra, la strage di Sant’Anna.
Un richiamo potente arriva anche dall’oggi: il mondo, da paesi vicini e
lontani, ci rimanda immagini che non possono non ricordarci le sofferenze che i
nostri padri e i nostri nonni hanno patito durante la guerra. Coltivare
l’umanità, in questi frangenti, è un dovere: un’umanità che senza perdere di
vista la necessità di affrontare problemi pratici ci renda capaci di
comprendere ad un livello più profondo il dolore, le difficoltà e la paura che
spinge tante persone a mettersi per mare alla ricerca di una speranza.
È quindi ricordare senza cedere alla confortevole
cristallizzazione di simboli la nostra sfida più grande: far vivere la
Resistenza e la Liberazione nel quotidiano dell’attività sociale e politica,
nello spirito di una comunità che rifiuta la discriminazione e la violenza.
Perché un giorno non basta, perché per uscire dalla crisi di valori e di
identità che attraversa il nostro tempo ci aiutano l'esempio della generosità e
dell'impegno di quelle generazioni che offrirono fino alla vita per il bene
comune.