24 aprile 2015

Buon 25 aprile!

Il 25 aprile io mi sento orgogliosa e riconoscente.
Come mi sono sentita orgogliosa e riconoscente, qualche giorno fa, quando alla Camera mi sono seduta vicino ai partigiani invitati alle celebrazioni per i 70 anni della Liberazione.
I “padroni di casa” ha detto la presidente Laura Boldrini.
Coloro che a noi hanno permesso di vivere in libertà, democrazia e sicurezza, con il loro sacrificio: le fondamenta vive della Repubblica, mi viene da dire.
La Resistenza è stata la mobilitazione diffusa dell'impegno e della lotta alla sopraffazione, da cui è rinata l’Italia martoriata dalla dittatura e dalla guerra: giovani e meno giovani, donne e uomini, uniti contro il totalitarismo, il razzismo, la violenza. Decisi a riconquistare per la propria nazione un’identità e un orgoglio proprio, grazie ai quali abbiamo potuto tornare ad affacciarci con dignità e prestigio su una nuova, libera scena internazionale.

Negli ultimi anni mi pare che l’abbiamo chiusa troppo nei recinti delle liturgie istituzionali, la Resistenza: recuperarne lo spirito, una coscienza civile che la crisi morale di questi anni ha minato radicalmente, e anche la passione popolare, il desiderio di costruire un futuro migliore, è a mio avviso la strada maestra per restituire al nostro Paese speranza e coraggio, per ricostruire insieme una motivata fiducia nelle politica e nelle sue istituzioni, per dare ai giovani l’opportunità di crescere in un’Italia equa e capace di riconoscere meriti e talenti.

Il nostro territorio ha dato tanto alla lotta di Liberazione: testimonianza ne sono il sangue di don Aldo Mei, il coraggio di Fratel Arturo Paoli, il sacrificio del gruppo Valanga e il martirio degli innocenti di Sant'Anna di Stazzema, la dignità e la forza di tante persone che hanno detto “no” alla dittatura, che hanno rifiutato di piegarsi alla bestialità e di accettare le persecuzioni razziali. Pochi giorni fa abbiamo perso Elio Toaff: livornese partigiano, resistente, guida della comunità ebraica romana per cinquant’anni, testimone sgomento di uno dei più tragici episodi che abbiano segnato la nostra terra, la strage di Sant’Anna.

Un richiamo potente arriva anche dall’oggi: il mondo, da paesi vicini e lontani, ci rimanda immagini che non possono non ricordarci le sofferenze che i nostri padri e i nostri nonni hanno patito durante la guerra. Coltivare l’umanità, in questi frangenti, è un dovere: un’umanità che senza perdere di vista la necessità di affrontare problemi pratici ci renda capaci di comprendere ad un livello più profondo il dolore, le difficoltà e la paura che spinge tante persone a mettersi per mare alla ricerca di una speranza.


È quindi ricordare senza cedere alla confortevole cristallizzazione di simboli la nostra sfida più grande: far vivere la Resistenza e la Liberazione nel quotidiano dell’attività sociale e politica, nello spirito di una comunità che rifiuta la discriminazione e la violenza. Perché un giorno non basta, perché per uscire dalla crisi di valori e di identità che attraversa il nostro tempo ci aiutano l'esempio della generosità e dell'impegno di quelle generazioni che offrirono fino alla vita per il bene comune.