14 ottobre 2015

Nuovi italiani

Nuovi italiani, nati e cresciuti in Italia: sono loro, i bambini e i ragazzi figli di persone immigrate che hanno scelto il nostro Paese per fermarsi e mettere radici, ad essere al centro di questa riforma. Oggi sono italiani a tutti gli effetti, nella vita quotidiana, tranne che a livello formale.
La nuova legge sulla cittadinanza per i minori figli di stranieri è un provvedimento di civiltà, una scelta importante per il futuro dell’Italia: per questo mi auguro che segua un iter rapido con l’approvazione al Senato in tempi brevi.
L’integrazione, la partecipazione degli immigrati e delle loro famiglie alla vita del Paese nella sua complessità, è un aspetto fondante nella costruzione di una rinnovata coesione sociale e di una rafforzata capacità di inclusione; il provvedimento approvato ieri a Montecitorio,  è rivolto alla comunità di stranieri residente da tempo in Italia, dove ha deciso di lavorare, di far vivere e crescere la propria famiglia, contribuendo allo sviluppo della nostra nazione.
In particolare la nuova legge è rivolta a ragazzi/e, nati/e  in Italia da genitori stranieri o arrivati prima del compimento del dodicesimo anno di età, che abbiano alcuni requisiti, tra i quali anche la frequenza scolastica e il possesso da parte di almeno un genitore del permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lunga durata.
Il radicamento in Italia è il fattore su si è puntato per riconoscere la cittadinanza. Chi nasce, cresce, studia nel nostro Paese è italiano. E non solo di fatto.




20 maggio 2015

Ecoreati, approvata la legge

Chi inquina deve pagare: mai più vicende giudiziarie come quella di Eternit, mai più devastazioni come nella “Terra dei fuochi”; centinaia di situazioni meno note ma altrettanto gravi nel nostro Paese hanno danneggiato gravemente famiglie e territori e prodotto costi insostenibili per le Istituzioni. La difesa dell’ambiente e la tutela della salute dei cittadini devono essere garantite con mezzi all’altezza. E da oggi, con l’approvazione della legge sugli Ecoreati, l’Italia si dota finalmente di uno strumento efficace. Dopo 20 anni il nostro Paese svolta sul piano della civiltà giuridica e restituisce dignità a chi ha combattuto in nome delle vittime dei disastri ambientali.
Nel nostro Paese le cifre registrate sono preoccupanti: circa 30mila crimini ambientali ogni anno, che producono un giro d’affari stimato in qualcosa come 15 miliardi di euro, con un ruolo di primo piano giocato dalla criminalità organizzata. Fino ad oggi questa situazione veniva affrontata facendo riferimento al testo unico dell’ambiente, con un sistema sanzionatorio formato da ipotesi contravvenzionali.
Con il nuovo testo invece il quadro viene definito con precisione.
Vengono definiti cinque nuovi reati ambientali, puniti con multe e reclusione (inquinamento ambientale, disastro ambientale, traffico e abbandono di materiale radioattivo, impedimento di controllo e omessa bonifica) e sono previste aggravanti per i reati commessi dalla criminalità organizzata.
Grazie a questa nuova legge l’Italia si dà una disciplina a tutela della salute dei cittadini e di uno dei suoi più preziosi patrimoni, quello ambientale. La difesa dell’ambiente insieme alla sostenibilità dello sviluppo rappresentano la chiave per traghettare il nostro tessuto produttivo nel futuro e fuori dalla crisi.

Per chi vuole approfondire, ecco una sintesi degli aspetti più rilevanti di questo provvedimento:
la legge sugli Ecoreati  rafforza l’azione penale in campo ambientale.
Introduce infatti  i nuovi reati di inquinamento ambientale, disastro ambientale, i delitti colposi contro l'ambiente, il traffico e l'abbandono di materiale radioattivo, il reato di omessa bonifica e quello di impedimento al controllo.
Il provvedimento è nato da un testo unificato a partire da una proposta di legge a prima firma del presidente della Commissione Ambiente della Camera Realacci (A.C. 342) e da quelle analoghe degli On. Micillo (M5S - AC 957) e Pellegrino (Sel  - AC 1814).

INQUINAMENTO AMBIENTALE Da 2 a 6 anni di carcere con un multa da 10mila a 100mila euro per chiunque abusivamente provoca 'una compromissione o un deterioramento significativi e misurabili: delle acque o dell'aria, o di porzioni estese o significative del suolo o del sottosuolo; di un ecosistema, della biodiversità, anche agraria, della flora o della fauna'. Sono previste aggravanti in caso di lesioni o morte a una o più persone: da 2 anni e 6 mesi fino a 7 anni per lesioni che comportino più di 20 giorni di malattia; da 3 a 8 anni per lesioni gravi; da 4 a 9 per lesioni gravissime; da 5 a 10 in caso di morte.
DISASTRO AMBIENTALE Chiunque abusivamente provoca un disastro ambientale è punito con la reclusione da 5 a 15 anni. Costituiscono disastro ambientale 'alternativamente: l'alterazione irreversibile dell'equilibrio di un ecosistema; l'alterazione dell'equilibrio di un ecosistema la cui eliminazione risulti particolarmente onerosa e conseguibile solo con provvedimenti eccezionali; l'offesa alla pubblica incolumità in ragione della rilevanza del fatto per l'estensione della compromissione o dei suoi effetti lesivi ovvero per il numero delle persone offese o esposte a pericolo'
PENE AUMENTATE SE REATI IN AREE PROTETTE Sia per il reato di inquinamento ambientale che di disastro ambientale la pena viene aumentata nel caso in cui i reati vengono commessi in un'area naturale protetta o sottoposta a vincolo paesaggistico, ambientale, storico, artistico, architettonico o archeologico, o nel caso in cui vengano danneggiate specie animali o vegetali protette.
DELITTI COLPOSI Nel caso in cui i reati di inquinamento e di disastro ambientale vengano commessi per colpa - anziché per dolo - le pene previste vengono ridotte da un terzo a due terzi.
PUNIZIONE DEL PERICOLO PER L'AMBIENTE La messa in pericolo colposa dell'ambiente viene punita con le stesse pene previste dalle fattispecie di inquinamento e di disastro ambientale - a seconda dei casi - ridotte di un terzo.
TRAFFICO E ABBANDONO DI MATERIALE AD ALTA RADIOATTIVITÀ Da 2 a 6 anni di carcere e multa da 10mila a 50mila euro per 'chiunque, abusivamente, cede, acquista, riceve, trasporta, importa, esporta, procura ad altri, detiene, trasferisce, abbandona o si disfa           illegittimamente di materiale ad alta radioattività'. Le pene vengono aumentate 'se dal fatto deriva il pericolo di compromissione o deterioramento: delle acque o dell'aria, o di porzioni estese o significative del suolo o del sottosuolo; di un ecosistema, della biodiversità, anche agraria, della flora o della fauna'. Pene aumentate fino alla metà anche 'se dal fatto deriva pericolo per la vita o per l'incolumità delle persone'.
IMPEDIMENTO DEL CONTROLLO Reclusione da 6 mesi a 3 anni per 'chiunque, negando l'accesso, predisponendo ostacoli o mutando artificiosamente lo stato dei luoghi, impedisce, intralcia o elude l'attività di vigilanza e controllo ambientali e di sicurezza e igiene del lavoro, ovvero ne compromette gli esiti'.
AGGRAVANTI Sono previste aggravanti in caso di associazione a delinquere di stampo mafioso. Pene aumentate da un terzo alla metà se dell'associazione 'fanno parte pubblici ufficiali o incaricati di un pubblico servizio che esercitano funzioni o svolgono servizi in materia ambientale'.
AGGRAVANTE AMBIENTALE Prevista una aggravante ambientale nel caso in cui uno dei reati del codice penale venga commesso allo scopo di danneggiare l'ambiente. Le pene - a seconda dei casi - possono essere aumentate fino alla metà.
RAVVEDIMENTO OPEROSO Riduzione da un terzo alla metà delle pene previste per chi si adopera per il ripristino dello stato dei luoghi e di un terzo per chi collabora con l'autorità giudiziaria. Nel caso in cui il giudice disponga la sospensione del procedimento per permettere l'attuazione del cosiddetto ravvedimento operoso, il corso della prescrizione viene sospesa. La sospensione del procedimento dovrà avvenire prima 'della dichiarazione di apertura del dibattimento di primo grado' e dovrà essere disposta 'per un tempo congruo' a consentire il ripristino dello stato dei luoghi, che non potrà superare il limite di due anni prorogabile al massimo di un anno.
CONFISCA Nel caso di condanna o di applicazione della pena su richiesta delle parti è sempre ordinata la confisca 'delle cose che costituiscono il prodotto o il profitto del reato o che servirono a commettere il reato', salvo che i beni appartengano a persona estranea al reato. I beni confiscati o i loro eventuali proventi sono messi nella disponibilità della pubblica amministrazione competente e vincolati all'uso per la bonifica dei luoghi. Niente confisca per l'imputato che 'abbia efficacemente provveduto alla messa in sicurezza e, ove necessario, alle attività di bonifica e di ripristino dello stato luoghi'.
RIPRISTINO DELLO STATO DEI LUOGHI Il condannato viene sempre obbligato al recupero o, dove tecnicamente possibile, al ripristino dello stato dei luoghi. 
OMESSA BONIFICA Viene punito con la reclusione da 1 a 4 anni e con la multa da 20mila a 80mila euro 'chiunque, essendovi obbligato per legge, per ordine del giudice ovvero di un autorità pubblica, non provvede alla bonifica, al ripristino o al recupero dello stato dei luoghi'.
RADDOPPIO TEMPI PRESCRIZIONE I termini dopo il quale la prescrizione estingue il reato vengono raddoppiati per i nuovi delitti contro l'ambiente.
PROCURATORE ANTIMAFIA E AGENZIA ENTRATE Quando il procuratore della Repubblica procede a indagini per i delitti contro l'ambiente, dovrà darne notizia anche all'Agenzia delle entrate 'ai fini dei necessari accertamenti' e al Procuratore nazionale antimafia.


01 maggio 2015

Primo maggio

Amare il proprio lavoro, scriveva Primo Levi, “costituisce la migliore approssimazione concreta alla felicità sulla terra”. Essere “competenti” nello svolgerlo e quindi provare piacere nel farlo, continuava l’autore di “La Chiave a Stella”, è “forse il tipo di libertà più accessibile, più goduto soggettivamente e più utile al consorzio umano”.

Oggi il lavoro è più che mai affine all’idea di libertà. Libertà quotidiana e materiale, libertà di fare. Di esprimere il proprio talento, di partecipare alla crescita della comunità, e soprattutto di godere di quella dignità che permette di costruire il futuro a partire dal presente. Un presente in cui si può vivere forti della consapevolezza di quanto essenziale sia il contributo di ciascuno per lo sviluppo del nostro Paese, per uscire dalla crisi economica che si è abbattuta anche sull’Italia colpendola duramente.

Ma oggi lavoro significa purtroppo anche urgenza. Urgenza, innanzi tutto, di dare risposte rapide ed efficaci a chi il lavoro lo chiede, a chi vuole lavorare per poter portare avanti la propria vita e garantire opportunità e futuro alla propria famiglia.

Ed eccola, un’altra parola chiave: futuro. Il futuro che dobbiamo costruire è quello dei nostri figli. Sono giovani che oggi cercano il lavoro, una generazione dinamica, preparata, volenterosa. Sono stati chiamati bamboccioni e choosy, ma non è quello che vedo io, questo ritratto mi pare approssimativo e certo non valido per la maggioranza di loro. Incontro ragazze e ragazzi motivati, che domandano di lavorare, che accumulano esperienza, che investono in formazione anche oltre il percorso universitario. Che non si lasciano fermare dalla stanchezza, giovani in gamba, che non si tirano indietro davanti alla necessità di cambiare e al contrario vivono i cambiamenti come evoluzioni professionali e possibilità di arricchire il proprio bagaglio di conoscenze.

Questi stessi giovani chiedono anche di vedere riconosciuti diritti elementari come quello ad una retribuzione dignitosa, che permetta di coltivare le loro aspirazioni, che garantisca una stabilità su cui fondare progetti di vita sottraendoli all’arbitrio del precariato.

L’impegno del governo per dare una risposta in questo senso è già in atto. L’obiettivo è quello di offrire prospettive più ampie e maggiori garanzie a chi lavora. Mettendo in campo una flessibilità che valorizzi le competenze e contribuisca alla qualità, perché è l’eccellenza delle produzioni la chiave di una competitività rinnovata per il nostro Paese, in grado di offrire diritti, sicurezza e salario insieme alla crescita. Oltre ai provvedimenti che riguardano direttamente le modalità di lavoro come il Jobs Act, che ha finalmente spazzato via la giungla di contratti che ha tenuto in ostaggio un’intera generazione, l’esecutivo non si è tirato indietro neppure di fronte alla necessità di intervenire direttamente in vertenze importanti per i territori. Una per tutte, nella nostra Toscana, quella sul polo industriale di Piombino. Ma anche in Lucchesia, per fare l’esempio più recente, è costante l’attenzione alla situazione dei lavoratori di Mercatone Uno. Perché non possiamo dimenticare chi resta escluso, per periodi più o meno lunghi, dal mondo del lavoro e deve poter contare su tutele efficaci e adeguate. 

Alle imprese ci si è rivolti offrendo una serie di interventi per la competitività come i minibond, sgravi contributivi, tagli alle bollette, incentivi per l’innovazione tecnologica, tagli alle tasse: la costruzione di un tessuto produttivo saldo e competitivo sta anche nella capacità di rinnovarsi e di accettare le sfide di un mercato globale sempre più attento alla qualità, e allo stesso tempo di coniugare la crescita con la sostenibilità. In una dimensione di scambio che coinvolga aziende, lavoratori e anche il contesto sociale e l’ambiente in cui essi operano.

Tornare a dare al lavoro un ruolo di primo piano è la prima cosa da fare per portare l’Italia fuori dal buio di una crisi come non se ne vedevano da decenni. Una crisi che ha colpito le famiglie, devastato il tessuto produttivo e soprattutto depredato troppe persone della speranza.

Solidarietà è quindi l’ultima parola con cui voglio scandire il mio intervento: lavorare insieme, uniti, con un obiettivo condiviso che sia un nuovo benessere comune, una crescita sostenibile, la diffusione dei diritti. Un progetto da far crescere passo dopo passo, usando tutti gli strumenti che abbiamo, valorizzando i talenti di chi fa impresa e di chi l’impresa la fa muovere tutti i giorni con il lavoro delle sue mani. Per ricostruire la fiducia e offrire ai nostri giovani il futuro che meritano, grazie alle innumerevoli risorse, ogni ancora troppo inutilizzate, del nostro magnifico Paese.


24 aprile 2015

Buon 25 aprile!

Il 25 aprile io mi sento orgogliosa e riconoscente.
Come mi sono sentita orgogliosa e riconoscente, qualche giorno fa, quando alla Camera mi sono seduta vicino ai partigiani invitati alle celebrazioni per i 70 anni della Liberazione.
I “padroni di casa” ha detto la presidente Laura Boldrini.
Coloro che a noi hanno permesso di vivere in libertà, democrazia e sicurezza, con il loro sacrificio: le fondamenta vive della Repubblica, mi viene da dire.
La Resistenza è stata la mobilitazione diffusa dell'impegno e della lotta alla sopraffazione, da cui è rinata l’Italia martoriata dalla dittatura e dalla guerra: giovani e meno giovani, donne e uomini, uniti contro il totalitarismo, il razzismo, la violenza. Decisi a riconquistare per la propria nazione un’identità e un orgoglio proprio, grazie ai quali abbiamo potuto tornare ad affacciarci con dignità e prestigio su una nuova, libera scena internazionale.

Negli ultimi anni mi pare che l’abbiamo chiusa troppo nei recinti delle liturgie istituzionali, la Resistenza: recuperarne lo spirito, una coscienza civile che la crisi morale di questi anni ha minato radicalmente, e anche la passione popolare, il desiderio di costruire un futuro migliore, è a mio avviso la strada maestra per restituire al nostro Paese speranza e coraggio, per ricostruire insieme una motivata fiducia nelle politica e nelle sue istituzioni, per dare ai giovani l’opportunità di crescere in un’Italia equa e capace di riconoscere meriti e talenti.

Il nostro territorio ha dato tanto alla lotta di Liberazione: testimonianza ne sono il sangue di don Aldo Mei, il coraggio di Fratel Arturo Paoli, il sacrificio del gruppo Valanga e il martirio degli innocenti di Sant'Anna di Stazzema, la dignità e la forza di tante persone che hanno detto “no” alla dittatura, che hanno rifiutato di piegarsi alla bestialità e di accettare le persecuzioni razziali. Pochi giorni fa abbiamo perso Elio Toaff: livornese partigiano, resistente, guida della comunità ebraica romana per cinquant’anni, testimone sgomento di uno dei più tragici episodi che abbiano segnato la nostra terra, la strage di Sant’Anna.

Un richiamo potente arriva anche dall’oggi: il mondo, da paesi vicini e lontani, ci rimanda immagini che non possono non ricordarci le sofferenze che i nostri padri e i nostri nonni hanno patito durante la guerra. Coltivare l’umanità, in questi frangenti, è un dovere: un’umanità che senza perdere di vista la necessità di affrontare problemi pratici ci renda capaci di comprendere ad un livello più profondo il dolore, le difficoltà e la paura che spinge tante persone a mettersi per mare alla ricerca di una speranza.


È quindi ricordare senza cedere alla confortevole cristallizzazione di simboli la nostra sfida più grande: far vivere la Resistenza e la Liberazione nel quotidiano dell’attività sociale e politica, nello spirito di una comunità che rifiuta la discriminazione e la violenza. Perché un giorno non basta, perché per uscire dalla crisi di valori e di identità che attraversa il nostro tempo ci aiutano l'esempio della generosità e dell'impegno di quelle generazioni che offrirono fino alla vita per il bene comune. 

19 marzo 2015

Nuovo bando per il Servizio Civile

Riparte il Servizio Civile Nazionale.

Quest’anno i fondi disponibili sono di più e i bandi sono aperti anche ai giovani immigrati.
Un passo importante e un’occasione di crescita per molti giovani.

Tutte le informazioni le trovate qui.

03 febbraio 2015

Le parole del Presidente

Lo abbiamo applaudito tanto, è vero. Lo abbiamo applaudito con passione per le sue parole e anche, sì, con la gioia e il sollievo di aver ritrovato in noi stessi, in quel Pd da cui veniamo e che vogliamo far crescere, la capacità di riconoscere il valore di quella che si annuncia come una figura di altissimo livello.
Sergio Mattarella ha giurato stamattina alla Camera: oltre le parole di rito, oltre le campane di Montecitorio e il cannone del Gianicolo, oltre il cerimoniale emozionante e denso di significato, c’è il suo discorso a dimostrare l’attenzione e la sensibilità del nuovo Capo dello Stato nei confronti di quell’Italia in difficoltà di cui si appresta ad essere “padre” istituzionale e garante.

In mezzora di parole misurate e precise, Mattarella non ha dimenticato nessuno degli aspetti della situazione del nostro Paese. Al contrario, è andato oltre il già importante riferimento alle difficoltà quotidiane degli italiani e anche oltre il richiamo deciso alle istituzioni, di farsi carico dei bisogni e dei problemi che i cittadini affrontano.
Il suo discorso ha fatto un passo ancora, ha disegnato la composizione sociale dell’Italia, tratteggiandola con le parole dedicate ai giovani e al loro futuro, alle donne e al loro diritto alla sicurezza, con quel riferimento alla necessità di una nazione più capace di solidarietà per uscire da una crisi che ha aumentato le diseguaglianze e l’ingiustizia. E anche con quelle immagini chiare e semplici, la scuola, l’ospedale, il museo, il municipio, frammenti di una vita di tutti i giorni che sono stati e restano il volto della Repubblica che si mostra alla gente.

L’intensità delle parole sulla lotta alla mafia, con un’emozione che mi è parsa ancora più palpabile, si è intrecciata con la memoria della Resistenza e il ripudio della guerra, a saldare il cerchio della visione di un presidente che non solo per la sua provenienza si annuncia come appassionato custode della nostra bellissima Costituzione.

Non ha dimenticato nessuno e si è presentato a noi tutti come arbitro imparziale.

La mia impressione è che Mattarella saprà essere severo e costante nel richiedere a tutte le forze politiche un lavoro comune per portare l’Italia fuori dalla congiuntura negativa degli ultimi anni: un impegno condiviso che, ben lontano dallo snaturare le singole identità, sappia incontrarsi sul terreno della correttezza, della trasparenza, dell’interesse di tutti, della costruzione di un futuro saldo per le nuove generazioni. 

31 gennaio 2015

Buon lavoro Presidente!




Una persona per bene, un uomo delle Istituzioni al Quirinale, il Partito Democratico protagonista e di nuovo unito e compatto: oggi è davvero una bella giornata per il Paese.

Un grazie sincero al nostro segretario Matteo Renzi e a tutto il PD per l'ottima prova e auguri di buon lavoro al nuovo Presidente della Repubblica Sergio Mattarella!

27 gennaio 2015

Meditate che questo è stato - Giornata della Memoria 2015

Noi, che viviamo sicuri, non possiamo neanche immaginare.
Non potremo mai neppure solo affacciarci sull’abisso del dolore e della paura di chi, per l’appartenenza ad un etnia o per la professione di una religione diversa, si è visto strappare tutto: la casa, la famiglia, la vita.
Eppure dobbiamo ricordarci che questo è stato: e che prima di Auschwitz sono esistiti i negozi vietati agli ebrei, le epurazioni nelle scuole e nei posti di lavoro, la Notte dei Cristalli, le stelle gialle appuntate sui cappotti.

Ricordare Auschwitz, la Shoà, è necessario ma non è sufficiente.
Bisogna ricordare bene, scolpircela nella mente, quale è stata la strada che ha portato alle porte delle camere a gas.
La violenza praticata ogni giorno, la discriminazione sancita dalla legge e sistematizzata, fino all'atroce efficienza delle fabbriche dello sterminio.
Quella strada noi dobbiamo fare in modo che nessuno possa più percorrerla: dobbiamo essere capaci di cogliere segnali di allarme e isolarli come patologie contagiose e mortali.

Quest’anno ricorrono anche i 70 anni dalla Liberazione del nostro Paese: nella sconfitta del nazifascismo affondano le radici dell’Italia repubblicana. Quella che oggi lotta e lavora per uscire dalla crisi economica e morale che ha rischiato di metterla in ginocchio.
Dobbiamo cambiare, è vero, ma senza mai dimenticare da dove veniamo e per cosa è stato versato il sangue di chi ci ha liberato dal totalitarismo.

Una memoria attiva e quotidiana, fatta di scelte di vita, coltivata nei valori di democrazia, giustizia ed equità che si trasmettono alle nuove generazioni, è l’antidoto migliore contro il rischio di pericolose recrudescenze.
Si può provare a ricordare insieme, per ragionare e costruire una memoria condivisa, che diventi un patrimonio di tutti, un’eredità comune.
Questo è il programma delle iniziative delle istituzioni lucchesi per i Giorni della Memoria e del Ricordo: ve lo segnalo perché gli appuntamenti sono tanti e meritano tutti attenzione.