29 luglio 2011

DIARIO DI BORDO - dal 25 al 30 luglio

Una legge ad personam, tanto per cambiare: la settimana che si è appena chiusa è stata segnata dalle polemiche sul ddl sul cosiddetto “processo lungo”. La fiducia sul provvedimento che consentirà, tra l’altro, alla difesa di dilatare a dismisura le liste dei testimoni, con evidenti conseguenze sui tempi dei processi, è stata votata oggi al Senato: il ddl è passato con 160 voti a favore e 139 contrari; tornerà alla Camera, dove il Pd, come ha già fatto a Palazzo Madama, si batterà per impedirne l’approvazione definitiva. E se l’accelerazione impressa dall’esecutivo all’iter del provvedimento era già stata definita “inaccettabile” dalla capogruppo democratica Anna Finocchiaro (che oggi ha duramente stigmatizzato l’assenza di Berlusconi in aula) subito dopo il voto è arrivata la voce critica del presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Palamara, che senza giri di parole ha spiegato come “processo lungo significa non arrivare mai a sentenza”. Ma questa maggioranza non voleva abbreviare i tempi dei processi? Un pessimo inizio, mi viene da dire, per il nuovo Guardasigilli Nitto Palma, che al Senato era presente ma non ha detto parola su una scelta che, sempre per citare Palamara è dettata “dall’esigenza di risolvere situazioni particolari e non porta ad alcun miglioramento dell’efficienza del processo”.
Pessima la performance del governo e della maggioranza anche quando si è trattato di discutere le pregiudiziali di costituzionalità presentate da Pdl, Udc e Lega sul ddl contro l’omofobia.

22 luglio 2011

DIARIO DI BORDO - dal 18 al 24 luglio

Un terremoto per la maggioranza: questa settimana parlamentare è stata fitta di appuntamenti importanti e segnata da una serie di disfatte per il governo e per il presidente del Consiglio.
La spaccatura più clamorosa si è consumata sulla richiesta di arresto per Alfonso Papa, nell’ambito dell’inchiesta sulla cosiddetta P4. Pdl e gruppo dei “responsabili” hanno chiesto il voto segreto: una scelta fortemente stigmatizzata dal capogruppo Pd, Franceschini, che ha anche sottolineato le ambiguità della Lega. Il Carroccio ha formalmente lasciato libertà di coscienza, pur dichiarandosi favorevole all’arresto e determinando di fatto il risultato. Il via libera all’arresto del deputato berlusconiano, è arrivato con 319 sì e 293 no (sostanzialmente un rovesciamento dei numeri della maggioranza) facendo calare un silenzio di ghiaccio sull’Aula. E mentre Berlusconi, che ha assistito esterrefatto alle operazioni di voto, sbatteva con rabbia il pugno sul banco a cui sedeva, questa nuova débacle definiva in modo ancor più netto la difficoltà di una maggioranza che si sta sgretolando. Che “si è rotta”, come ha detto il segretario democratico Bersani.

20 luglio 2011

Ero a Genova dieci anni fa

Ero a Genova, dieci anni fa. Il 21 luglio 2001.
Ci ero arrivata in pullman, con i ragazzi dei movimenti, delle associazioni, con chi aveva scelto, anche da Lucca, di muoversi per far sentire la sua voce ai grandi del mondo barricati in un centro storico blindato a prendere decisioni che riguardavano, come sempre, tutti noi.
Siamo arrivati il giorno dopo gli scontri di via Tolemaide, meno di 24 ore dopo la tragedia di piazza Alimonda: Carlo Giuliani, 23 anni, era stato ucciso da un colpo da arma da fuoco.  
Ero stata eletta alla Camera da pochi mesi: il 21 luglio sono partita con un collega, convinta che non si potevano lasciare andare da soli, in quel clima, i ragazzi e tutte le persone che volevano manifestare pacificamente e liberamente il loro dissenso.

19 luglio 2011

Via d'Amelio, 19 anni fa

"La lotta alla mafia, il primo problema da risolvere nella nostra terra bellissima e disgraziata, non doveva essere soltanto una distaccata opera di repressione, ma un movimento culturale e morale che coinvolgesse tutti e specialmente le giovani generazioni, le più adatte a sentire subito la bellezza del fresco profumo di libertà che fa rifiutare il puzzo del compromesso morale, dell'indifferenza, della contiguità e quindi della complicità". 

Paolo Borsellino (19 gennaio 1940 - 19 luglio 1992)


15 luglio 2011

DIARIO DI BORDO - dall'11 al 17 luglio


Le difficoltà che il nostro Paese attraversa in questi giorni sono evidenti a tutti.
Il fronte finanziario è bollente, con la crisi che ha battuto colpi forti e minacciosi in Borsa e il concreto timore di un attacco speculativo all’Italia, nonostante le vendite di questi giorni, quelle che hanno suscitato l’allarme, sembrino essere effettive e non allo scoperto. Per citare Repubblica: “da giorni tutto il mondo vende Italia, non solo gli avventurieri”. Indipendentemente da questo, il Paese deve mandare un segnale immediato per evitare che la situazione precipiti in un circolo vizioso alimentato dai timori dei mercati: per rendere possibile questa reazione rapida il Pd ha dato la sua disponibilità a  far votare la manovra entro la fine di questa settimana, senza tentennamenti. Tempi ridotti e certi,  come assicurato al Presidente della Repubblica nel nome della credibilità del nostro Paese ma voto contrario sulla sostanza a sottolineare la nostra assoluta disapprovazione nei confronti delle scelte che Tremonti  e compagnia hanno compiuto organizzando una finanziaria contro le famiglie, le Istituzioni locali e le imprese a partire dalle più piccole.
Altrettanto fermo resta però il nostro giudizio sul governo, che manda l’ennesimo segnale di debolezza usando la fiducia e a cui chiediamo di andarsene dopo l’approvazione della finanziaria, per dare finalmente all’Italia la possibilità di una svolta che la risollevi dalle gravissime difficoltà in cui è precipitata con questo esecutivo. Severa è chiaramente la nostra opinione su una manovra cui voteremo contro, che riteniamo non solo insufficiente ma anche gravemente punitiva per i cittadini e che dovrà a nostro avviso essere integrata entro tempi brevissimi da un ddl di delega fiscale e da un provvedimento sulle regole di contabilità.  

13 luglio 2011

Parlando di testamento biologico e di una pessima legge

Mi è successo spesso di pensare, di fronte a provvedimenti decisi da questo governo, al “Verrà un giorno…” di Frà Cristoforo. L’ho pensato davanti ai tagli alla scuola che rubano il futuro a bimbi e ragazzi. Davanti alle sforbiciate alla sanità, alle leggi ad personam, a certi provvedimenti sull’immigrazione. L’ho pensato quando ho sentito un Ministro della Repubblica proporre di prendere le impronte digitali ad alcuni bambini, solo alcuni.

Oggi lo penso, e la frase risuona nella mia testa più forte che mai, in merito alla discussione in Parlamento sul testamento biologico. A metà della scorsa settimana abbiamo iniziato l’esame del disegno di legge. Una pessima legge. Una legge che resta un ammasso di vuote parole, perché non garantisce affatto che le volontà del singolo vengano rispettate. Al contrario, le rende di fatto inapplicabili, imbrigliandole in una serie impressionante di norme e limiti punitivi per il malato, che non può più disporre del proprio corpo. E rende possibile la pesante ingerenza dello Stato nelle convinzioni personali sul fine vita. Il Pd ha tentato in ogni modo di fermare questo testo: abbiamo chiesto di avviare una riflessione vera, libera da ogni strumentalizzazione, per evitare di fare errori e di prendere decisioni affrettate su un tema così delicato. Abbiamo chiesto di non regolare per legge una materia che si intreccia con le scelte più intime di una persona, tanto più di una persona sofferente, abbiamo avanzato proposte alternative. Infine abbiamo fatto ricorso al regolamento d’Aula e utilizzato tutto il tempo a nostra disposizione per il dibattito per cercare di rallentare il percorso di una maggioranza che, sostenuta dall’Udc, ha voluto procedere come un treno in corsa verso l’approvazione. Non è bastato. Non si è voluto ragionare davvero, neppure su un argomento tanto sensibile. Il risultato è che, se la norma passerà anche al Senato (dove comunque approderà in autunno), ci troveremo con una legge che è un collage confuso di prescrizioni incomprensibili e di divieti che contrastano con la normativa europea sul fine vita, che scarica sui medici una responsabilità pesantissima, mettendoli per di più nella posizione di non rispettare la volontà dei pazienti. Un caos che potrà produrre innumerevoli ricorsi in tribunale. E che dimostra quanto il governo e la maggioranza, che con questa legge si assumono “la responsabilità di continuare a lacerare il Paese” come ha detto l’onorevole Livia Turco nella sua dichiarazione di voto, sia ormai lontano dal comune sentire degli italiani. 

Qui trovare la dichiarazione di voto dell'onorevole Livia Turco. 

08 luglio 2011

DIARIO DI BORDO - dal 4 al 10 luglio

Le temperature continuano a restare alte a Montecitorio. Complice un’agenda fittissima, densa di temi importanti per il futuro del nostro paese.
Tra gli autogol dell’esecutivo, in questa settimana vale la pena di segnalare il mancato rinnovo della commissione di valutazione d’impatto ambientale, più nota come Via, che è decaduta dal 22 giugno scorso. Insomma, il governo del fare, che sulla necessità di nuove infrastrutture non manca mai di far proclami, di fatto ostacola l’avvio concreto di molte opere. Proprio in questi giorni ho posto di nuovo il problema alla ministra Prestigiacomo, che però sostiene di non avere responsabilità e che il blocco è causato dal Ministero dell’Economia. Vorrei ricordare che la commissione Via viene finanziata unicamente attraverso le richieste che deve esaminare e che quindi è assolutamente irresponsabile bloccare l’avvio di opere a causa dell’assenza di questo organismo fondamentale per il rispetto dei vincoli ambientali e paesaggistici. Il mancato rinnovo potrebbe avere effetti negativi già dalla prossima riunione del Cipe, prevista il 31 luglio, in cui il parere della commissione sarà fondamentale per molti progetti da finanziare. Ormai siamo nel campo dell’assurdo: per questo ho presentato un’interrogazione indirizzata in particolare al ministro Tremonti.
Intanto la manovra ha proseguito il suo cammino.

01 luglio 2011

DIARIO DI BORDO - dal 27 giugno al 1° luglio

Una settimana caldissima, quella che ho trascorso a Roma. Non solo per le temperature, ormai ampiamente estive, che si registrano nella capitale. Il clima in Parlamento è rovente, a causa delle continue frizioni nella maggioranza.
Nel governo si continua a litigare: per la gestione dell’emergenza spazzatura a Napoli, con la Lega che vota no al decreto rifiuti varato dal Consiglio dei Ministri, lavandosi le mani di una situazione insostenibile. Ma lo stesso provvedimento deciso dall’esecutivo non appare all’altezza della difficilissima situazione del capoluogo partenopeo e sembra del tutto inadeguato all’obiettivo di un intervento davvero incisivo.
Intanto la maggioranza continua ad andare sotto nelle votazioni a Montecitorio: questa volta sul tavolo c’era la legge comunitaria.