Nuovi italiani,
nati e cresciuti in Italia: sono loro, i bambini e i ragazzi figli di persone
immigrate che hanno scelto il nostro Paese per fermarsi e mettere radici, ad
essere al centro di questa riforma. Oggi sono italiani a tutti gli effetti, nella
vita quotidiana, tranne che a livello formale.
La nuova legge
sulla cittadinanza per i minori figli di stranieri è un provvedimento di
civiltà, una scelta importante per il futuro dell’Italia: per questo mi auguro
che segua un iter rapido con l’approvazione al Senato in tempi brevi.
L’integrazione, la
partecipazione degli immigrati e delle loro famiglie alla vita del Paese nella
sua complessità, è un aspetto fondante nella costruzione di una rinnovata coesione
sociale e di una rafforzata capacità di inclusione; il provvedimento approvato
ieri a Montecitorio, è rivolto alla
comunità di stranieri residente da tempo in Italia, dove ha deciso di lavorare,
di far vivere e crescere la propria famiglia, contribuendo allo sviluppo della
nostra nazione.
In particolare la nuova legge è rivolta a ragazzi/e, nati/e in Italia da genitori stranieri o arrivati prima del compimento del dodicesimo anno di
età, che abbiano alcuni requisiti, tra i quali anche la frequenza
scolastica e il possesso da parte di almeno un genitore del permesso di
soggiorno UE per soggiornanti di lunga durata.
Il radicamento in Italia è il fattore su si è puntato per
riconoscere la cittadinanza. Chi nasce, cresce, studia nel nostro Paese è
italiano. E non solo di fatto.