Lo
abbiamo applaudito tanto, è vero. Lo abbiamo applaudito con passione per le sue
parole e anche, sì, con la gioia e il sollievo di aver ritrovato in noi stessi,
in quel Pd da cui veniamo e che vogliamo far crescere, la capacità di
riconoscere il valore di quella che si annuncia come una figura di altissimo
livello.
Sergio
Mattarella ha giurato stamattina alla Camera: oltre le parole di rito, oltre le
campane di Montecitorio e il cannone del Gianicolo, oltre il cerimoniale
emozionante e denso di significato, c’è il suo discorso a dimostrare l’attenzione
e la sensibilità del nuovo Capo dello Stato nei confronti di quell’Italia in
difficoltà di cui si appresta ad essere “padre” istituzionale e garante.
In
mezzora di parole misurate e precise, Mattarella non ha dimenticato nessuno
degli aspetti della situazione del nostro Paese. Al contrario, è andato oltre
il già importante riferimento alle difficoltà quotidiane degli italiani e anche
oltre il richiamo deciso alle istituzioni, di farsi carico dei bisogni e dei
problemi che i cittadini affrontano.
Il
suo discorso ha fatto un passo ancora, ha disegnato la composizione sociale
dell’Italia, tratteggiandola con le parole dedicate ai giovani e al loro
futuro, alle donne e al loro diritto alla sicurezza, con quel riferimento alla
necessità di una nazione più capace di solidarietà per uscire da una crisi che
ha aumentato le diseguaglianze e l’ingiustizia. E anche con quelle immagini
chiare e semplici, la scuola, l’ospedale, il museo, il municipio, frammenti di
una vita di tutti i giorni che sono stati e restano il volto della Repubblica
che si mostra alla gente.
L’intensità
delle parole sulla lotta alla mafia, con un’emozione che mi è parsa ancora più
palpabile, si è intrecciata con la memoria della Resistenza e il ripudio della
guerra, a saldare il cerchio della visione di un presidente che non solo per la
sua provenienza si annuncia come appassionato custode della nostra bellissima
Costituzione.
Non
ha dimenticato nessuno e si è presentato a noi tutti come arbitro imparziale.
La
mia impressione è che Mattarella saprà essere severo e costante nel richiedere
a tutte le forze politiche un lavoro comune per portare l’Italia fuori dalla
congiuntura negativa degli ultimi anni: un impegno condiviso che, ben lontano dallo
snaturare le singole identità, sappia incontrarsi sul terreno della
correttezza, della trasparenza, dell’interesse di tutti, della costruzione di
un futuro saldo per le nuove generazioni.