30 novembre 2013

Diritti e dignità contro la pena di morte

Diritti, dignità, libertà: la festa della Toscana, primo stato europeo a cancellare la pena di morte, evoca queste parole. Il 30 novembre 1786 il granduca Pietro Leopoldo di Lorena, promulgando la Riforma Penale, cancellava la pena capitale e la tortura dalla storia giudiziaria della nostra regione. 
Oggi possiamo ricordare questa data con un orgoglio civile che deve spingerci a continuare a lavorare per fermare le esecuzioni in tutto il mondo. Nel contesto della crisi pesantissima che stiamo attraversando a livello globale, la strada per raggiungere questo obiettivo non può essere che quella della lotta contro le disuguaglianze, per il rafforzamento della democrazia e l’ampliamento della partecipazione: sono questi gli strumenti più efficaci per la tutela e l’espansione dei diritti umani fondamentali, insieme ad un impegno costante per la pace.
Il pensiero di Beccaria, che in Toscana poté per la prima volta pubblicare il suo “Dei delitti e delle pene”, e la scelta di Pietro Leopoldo, sono un’eredità importante consegnata all’Italia: ha attecchito nella Costituzione, che assegna alla Repubblica il compito di rimuovere gli ostacoli al “pieno sviluppo della persona umana”. 
Oggi più che mai questo significa istruzione, sanità, dignità del lavoro. Che devono essere i fulcri di un progetto per rilanciare lo sviluppo il nostro Paese, a partire dai talenti, dalla sicurezza e dalla serenità dei cittadini, e ricostruire una coesione sociale da troppo tempo erosa dai morsi sempre più feroci della crisi economica.
È poi impossibile non pensare, in questa giornata, alla situazione delle carceri italiane: le oltraggiose condizioni dei luoghi in cui dovrebbe espletarsi la riabilitazione di chi ha commesso reati per facilitarne il reinserimento nella comunità, sono sotto gli occhi di tutti, portate con forza alla nostra attenzione anche dall’appello del Presidente della Repubblica. Serve un intervento deciso per rimediare, nel rispetto del dettato costituzionale, con la consapevolezza che la possibilità di garantire sicurezza e sviluppo sociale del nostro Paese dipende anche da questo.


25 novembre 2013

Contro la violenza alle donne - la Campagna del Fiocco Bianco

Ieri sera ho messo in borsa una grossa manciata di spilline con il fiocco bianco: piccole, di stoffa leggera e lucida, a guardarle possono sembrare oggetti di poco conto. E invece oggi, 25 novembre, nella Giornata Mondiale contro la violenza alle donne, queste spillette di latta e tessuto assumono un significato importantissimo. Le distribuirò ai miei amici, agli uomini che conosco, perché le indossino appuntandole su giacche e maglioni, e possano così manifestare il loro impegno di maschi contro il femminicidio e la violenza. È il cambiamento culturale la chiave di volta per fermare un fenomeno che continua a mietere vittime, ogni giorno, tra le donne di tutte le età: un cambiamento che serve più che mai in Italia. Per innescarlo, per farlo partire davvero serve l’impegno di tutti.

20 novembre 2013

I bambini: futuro e speranza

Futuro: è la prima parola che mi viene in mente quando vedo un bambino. Un’altra è speranza, di cui abbiamo disperatamente bisogno. Oggi in Italia e in tanti altri Paesi nel mondo, la Giornata Internazionale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza ricorda la data, il 20 novembre 1989, in cui l’Assemblea delle Nazioni Unite ha approvato la Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia.
Credo che sia drammaticamente superfluo ricordare quanti bambini ancora oggi vivano in situazioni insostenibili, privati della possibilità di vivere sereni, sani e sicuri, del diritto a imparare per diventare adulti capaci di dare il loro contributo ad un futuro migliore per tutti. Sono vittime di guerra, povertà e della nostra incapacità di costruire un mondo giusto. Troppe volte senza voce, sono i primi, insieme a tante donne, a fare le spese di una violenza subdola, familiare, diffusa in questa nostra società che ha l’ambizione di definirsi “civile”.
Per questo vorrei che le celebrazioni di oggi non restassero sulla carta.
Negli ultimi mesi abbiamo fatto qualche passo, in Parlamento, con la legge contro la violenza; sulla scuola si sta lavorando e credo che l’assunzione di diverse migliaia di nuovi insegnanti di sostegno sia un segnale importante. Come è importante la scelta di tante amministrazioni comunali di conferire la cittadinanza simbolica ai bambini nati in Italia da genitori migranti, che rappresentano, insieme ai loro coetanei italiani, la speranza di dare al nostro paese un avvenire più solido e sereno, grazie alle loro competenze, ai loro talenti, alla loro voglia di fare che dobbiamo avere la forza di sostenere e incoraggiare.
Restano tuttavia ancora molte, moltissime cose da fare. Contro la violenza, per il diritto all’istruzione, per quello alla salute, per l’integrazione.
La prima cosa che mi viene in mente è aprire gli occhi e il cuore.
Gli occhi devono stare ben aperti per guardare il mondo e capire i suoi cambiamenti. La globalizzazione prima e la crisi economica poi hanno cambiato il pianeta: è impensabile e ottuso continuare a ragionare come se ogni nazione fosse un’isola, tesa a difendere egoismi nazionali ormai impraticabili. Aprire il cuore, ben oltre la tenerezza e il dolore fuggevoli che certe immagini e certe notizie ci provocano, è indispensabile per nutrire la consapevolezza che proteggere i bambini significa proteggere il nostro stesso futuro. Difendere l’ambiente vuol dire difendere la loro eredità. Investire nella scuola e nella sanità equivale a garantire loro l’opportunità di dare il meglio, in sicurezza. Costruire cambiamenti culturali e sociali significa consegnare loro una prospettiva di equità e uguaglianza per tornare a tessere quei legami di solidarietà, vicinanza e giustizia che negli ultimi anni sono stati duramente intaccati da scelte politiche ed economiche e che devono invece rinascere ed estendersi ben oltre i confini delle comunità locali.

È questo l’impegno che vorrei che prendessimo, insieme.