Ieri
sera ho messo in borsa una grossa manciata di spilline con il fiocco bianco:
piccole, di stoffa leggera e lucida, a guardarle possono sembrare oggetti di
poco conto. E invece oggi, 25 novembre, nella Giornata Mondiale contro la
violenza alle donne, queste spillette di latta e tessuto assumono un
significato importantissimo. Le distribuirò ai miei amici, agli uomini che
conosco, perché le indossino appuntandole su giacche e maglioni, e possano così
manifestare il loro impegno di maschi contro il femminicidio e la violenza. È
il cambiamento culturale la chiave di volta per fermare un fenomeno che
continua a mietere vittime, ogni giorno, tra le donne di tutte le età: un
cambiamento che serve più che mai in Italia. Per innescarlo, per farlo partire
davvero serve l’impegno di tutti.
Abbiamo fatto passi avanti in questi anni: gli ultimi, in Parlamento, con la ratifica della Convenzione di Istanbul e la legge contro il femminicidio. Anche enti locali e istituzioni si sono mossi e hanno messo in campo iniziative importanti di sensibilizzazione e sostegno. Non basta però. Ancora molto deve essere fatto e per capirlo è tragicamente sufficiente leggere i numeri forniti dai centri antiviolenza, dal Codice Rosa, dalle forze dell’ordine. Servono soldi per le case rifugio, per dare fiato alle associazioni che forniscono assistenza, per consentire alle donne in difficoltà di trovare interlocutori presenti sul territorio e preparati ad affrontare ad ogni livello, da quello sanitario a quello legale, drammi rimasti sepolti a lungo nel silenzio e nella paura. Ma serve anche che cambi il modo di pensare e guardare alle donne: l’impegno degli uomini, su questo aspetto, è essenziale. E occorre che ci rivolgiamo con sensibilità e rispetto ai giovani:
collaborare con le scuole, usare strumenti e chiavi di lettura che interessino ragazze
e ragazzi e consentano loro di esprimere liberamente disagi, dubbi, contrarietà
ma anche proposte, valori e idee per comunicare è fondamentale. Dobbiamo
costruire tutti insieme una difesa comune, per proteggerci e proteggere tutte
le donne dalla violenza, dalla superficialità e dalla indifferenza: se avremo
il coraggio di investire sul futuro, i frutti non mancheranno.
Abbiamo fatto passi avanti in questi anni: gli ultimi, in Parlamento, con la ratifica della Convenzione di Istanbul e la legge contro il femminicidio. Anche enti locali e istituzioni si sono mossi e hanno messo in campo iniziative importanti di sensibilizzazione e sostegno. Non basta però. Ancora molto deve essere fatto e per capirlo è tragicamente sufficiente leggere i numeri forniti dai centri antiviolenza, dal Codice Rosa, dalle forze dell’ordine. Servono soldi per le case rifugio, per dare fiato alle associazioni che forniscono assistenza, per consentire alle donne in difficoltà di trovare interlocutori presenti sul territorio e preparati ad affrontare ad ogni livello, da quello sanitario a quello legale, drammi rimasti sepolti a lungo nel silenzio e nella paura. Ma serve anche che cambi il modo di pensare e guardare alle donne: l’impegno degli uomini, su questo aspetto, è essenziale.
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