01 marzo 2014

In ricordo di Aurelio

Quando penso ad Aurelio la prima cosa che mi viene in mente è l’energia, intensa e generosa, che ci trasmetteva standogli a fianco, un misto tra senso di protezione e pungolo. Era una costante, una sorta di tratto distintivo che lo accompagnava e che lasciava il segno.



Aurelio Russo se ne è andato una mattina d’estate, senza fare rumore e lasciandoci a fare i conti con un vuoto che non si può colmare.
Ancora non ci sembra vero!

Oggi siamo qui, e siamo davvero tanti, per ricordare lui e il suo lavoro, per lasciare una testimonianza al  Real Collegio, luogo e istituzione cui Aurelio si era dedicato con la consueta passione, ottenendo risultati importanti, riportando questo bellissimo complesso al centro dell’attenzione e animandolo di nuove iniziative.



Lo ha fatto lavorando sodo come suo solito, con naturalezza: come se non facesse niente di eccezionale, raggiungendo obiettivi che a tanti erano sembrati impensabili senza indulgere nella ricerca di pubblicità né tanto meno di riconoscimenti personali.

Con questo spirito fattivo ed una concezione così pragmatica da sembrare insofferente delle liturgie istituzionali e politiche aveva da sempre affrontato il suo impegno civile, prima come consigliere comunale a Capannori, poi da assessore provinciale, con l’incarico essenziale e gravoso della gestione del Bilancio e del patrimonio, a cui si era aggiunta col tempo la responsabilità della Fabbrica del Palazzo e degli interventi che hanno riportato la sede monumentale dell’amministrazione provinciale di Lucca alla sua bellezza originaria.
Negli ultimi anni poi il suo lavoro si era concentrato sul recupero e il rilancio del Real Collegio e sulle possibili soluzioni alla difficile situazione della società SEVERA: sfide importanti, cui Aurelio ha come di consueto dedicato tutto se stesso, senza risparmiarsi, fino alla fine.
Lo rivediamo in molti intento a seguire i cantieri delicatissimi del restauro di palazzo Ducale, a dire la sua su pavimenti, colori delle pareti, tappezzerie, a limitare le spese troppo esose destinate a questo o quel palazzo, a discutere di edilizia scolastica con Presidi e insegnanti, di caserme, di sedi per i mezzi dei nostri cantonieri….potrei continuare ….

Perché Aurelio non aveva paura della fatica, non aveva paura di dare fondo a tutte le sue forze, come non aveva paura dello scontro e del conflitto.
Amministrazione, nel suo lessico, era sinonimo di servizio leale alla comunità. E per questo non aveva paura, a volte, neanche di farsi sentire con i suoi modi un po’ bruschi.
Le sue arrabbiature avevano qualcosa di proverbiale: investivano amministratori e collaboratori, avversari politici o compagni di partito, senza distinzioni di ruolo. Nelle sue sfuriate Aurelio non mancava mai di dire la sua verità, senza sconti, non di rado in modo scomodo, senza tener conto delle convenienze ma solo di quello che a suo avviso era giusto o sbagliato. Diplomazia per lui era sinonimo di ipocrisia e quante volte ci ha difesi nel nostro lavoro di amministratori di fronte a chi criticava, a chi provava ad approfittare politicamente di una situazione di debolezza. Come un leone partiva in quarta a tutela del suo Presidente, del suo Sindaco dei compagni assessori e potevamo stare certi di non essere soli.

La passione politica era un’altra delle sue cifre: una passione mai rinnegata, mai edulcorata per comodità. Un impegno cui si è sempre dedicato intensamente, senza nascondere il suo desiderio di esserci, di contribuire e di fare la sua parte al meglio delle sue capacità. Perché Aurelio era quello che risolveva i problemi e che conosceva le regole. Quello cui chiedere quando nessun altro sapeva le cose, quello che con poche parole, anche nei momenti più drammatici delle difficili e tese campagne elettorali sapeva indicare la via d’uscita, sapeva cosa fare e come farlo, nel rispetto delle regole e degli statuti comuni della vita politica.



Ha insegnato la politica e l’amministrazione a una generazione intera, ha scommesso sui giovani, lavorando senza dare nell’occhio perché potessero affermarsi, dare il cambio nel governo della cosa pubblica, di casa o nazionale.
A me ha dato moltissimo: nel periodo in cui abbiamo lavorato insieme nella giunta guidata da Andrea Tagliasacchi, il nostro rapporto si è trasformato in un’amicizia forte, improntata, come sempre quando si trattava di Aurelio, alla franchezza e alla collaborazione. Sono stata io a guadagnarci, da quegli anni di lavoro gomito a gomito: da lui ho imparato che la visione complessiva e l’organizzazione pratica sono complementari, che traggono ossigeno l’una dall’altra, che per realizzare un progetto importante per i cittadini e per il territorio è necessario costruirlo pezzo per pezzo, in un processo di concretizzazione che richiede confronto, senso pratico e passione.
Ci sono molte cose che lo riguardano che dovremo mettere a sistema insieme alla sua splendida famiglia, ai compagni di vita nel partito e nelle Istituzioni che ha attraversato, per rendere giusto riconoscimento a lui ma soprattutto per dimostrare anche a chi oggi si misura con la cosa pubblica quanta dedizione, quanta preparazione quanta tenacia occorrano per fare ciò che Aurelio ha fatto!
In fondo a chi si occupa della cosa pubblica è richiesto il buon senso del padre di famiglia: ecco Aurelio quel buon senso l’ha avuto e noi ne siamo stati tutti consapevoli dall’inizio alla fine.


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