02 settembre 2011

DIARIO DI BORDO - 2 settembre

Non ha l’aria del rientro, questo scampolo di fine estate. L’Italia è reduce da un agosto difficile, la crisi continua a mordere, la situazione finanziaria è preoccupante. E da settimane si discute di una manovra che, tra repentini cambi di rotta e liti interne, la maggioranza sta trasformando in un disastro per il paese.
Perché, nonostante l’innegabile necessità di una politica economica rigorosa, per l’ennesima volta il centrodestra presenta il conto a chi ha sempre pagato, ai più deboli, ai più piccoli. Senza nessuna vera intenzione di scalfire i privilegi di chi ha di più: perché in questo magma in continua trasformazione non compare una riga che sia una in cui si stabilisca che a fare sacrifici dovranno essere anche i più ricchi. Il valzer delle scelte a cui stiamo assistendo ha qualcosa di osceno: dubbi di incostituzionalità, ipotesi di veri e propri ‘espropri’ (come altro definire la proposta di scippare anni a chi ha riscattato il servizio militare o il corso di studi universitari, scomparsa fulmineamente dopo le proteste?), giochi di prestigio sul contributo di solidarietà per i più abbienti, i cui redditi alla fine pare che non saranno toccati.
E tagli, tagli, tagli, agli enti locali ed alle regioni: tagli alla scuola, alla sanità, ai trasporti, che renderanno la vita degli italiani sempre più difficile. Senza contare che quello che dovrebbe essere il provvedimento anticrisi, con tutta probabilità non sarà risolutivo. Perché i conti non tornano e le misure decise dal nostro punto di vista non garantiscono una copertura reale. Il rischio quindi è che ai cittadini vengano chiesti nuovi sacrifici, con una terza manovra in poco più di tre mesi. C’è poi l’ultima proposta del Ministro del tesoro, che dovrebbe inasprire la lotta all’evasione fiscale con l’introduzione dell’arresto per gli evasori che abbiano ingannato il fisco per oltre 3 milioni di euro: certo è un segnale, ma vorremmo che da subito si mettessero in atto tutte le possibili misure di controllo e verifica per stanare chi ha fatto dell’evasione un sistema molto organizzato.
In questo agosto complicato ho scelto di non staccare. L’allarme che ha suonato e continua a suonare da settimane era troppo forte per chiuderlo fuori spegnendo il telefono e sdraiandomi in spiaggia.
Ci sono state le feste democratiche, belle occasioni di confronto aperto: ho incontrato tante persone ed ho avvertito molta ansia per il futuro; in tanti mi hanno parlato della loro preoccupazione, soprattutto su temi delicati come quello delle pensioni e delle sforbiciate ai servizi. Ho continuato il mio impegno sull’acqua, per concretizzare l’esito del referendum ed evitare che il governo metta in quarantena un risultato chiaro e netto: proprio su questo ci aspettano una serie di passaggi importanti in commissione. Molto del mio tempo l’ho poi dedicato all’aggiornamento sulla manovra ed al confronto con il partito nazionale e i colleghi sulle proposte alternative del Pd e sugli approfondimenti in merito ad un provvedimento che colpisce lavoratori e ceti medi, senza però dare quell’impulso, oggi drammaticamente necessario, in grado di riavviare la crescita dell’Italia. E ho seguito con attenzione la situazione dei piccoli comuni, che hanno rischiato la soppressione da parte di un esecutivo che evidentemente non solo non sa fare i conti (la maggior parte degli amministratori di questi piccoli enti non percepisce indennità) ma non è neppure in grado di comprendere l’importanza della presenza di un riferimento istituzionale diretto come è appunto il Comune per tutti i cittadini e, maggiormente, per chi vive in zone già disagiate per collocazione geografica.
Proprio di questo abbiamo parlato mercoledì a Firenze, insieme ad altri colleghi, in una diretta con le web tv organizzata dall’Uncem Toscana e da Legmabiente, che ci ha permesso di metterci in contatto con tantissimi utenti della rete per un confronto diretto con Sindaci di tutta Italia in rappresentanza di comuni grandi e di comuni piccolissimi, di zone ricche e di zone disagiate.
Dalla prossima settimana Montecitorio riapre finalmente i battenti. La manovra è ora in discussione al Senato, ma alla Camera siamo già pronti a dare battaglia per ottenere che questo provvedimento iniquo e superficiale venga corretto, nel rispetto dei saldi di bilancio, con misure che tutelino le fasce più deboli. Di sicuro, le posizioni altalenanti e caotiche del governo hanno sferrato un durissimo colpo alla credibilità italiana sullo scenario europeo, oltre che a quella dell’esecutivo di fronte ai cittadini che sono sempre più confusi e preoccupati.
Ultimo, ma non da meno, una delle prime cose che farò appena tornata a Roma sarà firmare la proposta referendaria per l’abolizione del “porcellum”: mi auguro però che il Parlamento si muova prima, modificando radicalmente una legge elettorale che ha tolto la parola agli elettori.


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