Due
anni fa Alessandra Biagi veniva uccisa dal suo ex compagno a colpi di arma da
fuoco. Qualche mese prima di lei erano state assassinate Loretta Salemme e
Vanessa Simonini. Poco tempo dopo sono state falciate le vite di Kalianis Perez
Cala, Rajmonda Zefi, Laura Giannarini. Donne ammazzate da uomini vicini,
considerati amici, già stati compagni di vita. Vite falciate da una violenza
brutale che ha segnato tragicamente la Lucchesia, che continua a colpire in
tutto il nostro Paese e che si consuma sempre più spesso nell’ambito dei legami
personali, familiari, sentimentali, scatenata dalla decisione di non sottostare
ai desideri e alle imposizioni di uomini incapaci di una reazione diversa dalla
sopraffazione, fisica o psicologica. Ci sono dati che fanno rabbrividire: si
parla di più del 90% di violenza sommersa nel caso che a commetterla sia il
partner. C’è l’agghiacciante conta di quelli che qualcuno ha definito “femminicidi”,
che produce numeri in spaventosa, costante crescita. Per questo credo che noi
tutti dobbiamo fare qualcosa. Qualcosa di concreto, di vicino: nel nostro
territorio sono stati fatti passi importanti, tra cui di recente lo sportello
antiviolenza aperto a Gallicano nell’ambito del progetto in memoria di Vanessa.
Da anni la bella Campagna del Fiocco Bianco mobilita uomini e donne contro la
violenza. Nelle Asl della nostra provincia (e di altre in Toscana) è stato
attivato il “codice rosa”, riservato alle vittime di violenza. E nascono
iniziative come quella che si terrà stasera dalle 21 presso la Chiesa di S.Stefano a
Verciano, organizzata da Comune di Capannori, Provincia di Lucca e diverse
associazioni, in memoria di Alessandra e delle altre donne uccise. Perché “ricordare
non basta”: bisogna conoscere, fornire informazioni, ripensare servizi e
sostegno. È la strada giusta che dobbiamo continuare a percorrere con
ostinazione e nonostante le difficoltà, per lavorare al profondo cambiamento
culturale, sociale e politico, indispensabile a combattere un fenomeno
spaventoso che l’Italia, se vuol continuare a definirsi paese civile, non può
più tollerare.
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